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detenzioni 2012/ detenzioni.100
eventi di arte contemporanea sulla condizione di persona detenuta.

a torino nelle sale e cantine di palazzo barolo, tra settembre e ottobre, si è tenuta un'articolata mostra degna di nota risultato dell'incontro tra l'universo detentivo e le varie associazioni, artisti, operatori culturali che da più di un anno sono impegnati in questo campo.
un'iniziativa che, attraverso progetti e laboratori svolti in collaborazione con vari istituti penitenziari sparsi su tutto il territorio nazionale, ha assunto una dimensione nazionale riuscendo a coinvolgere più di 250 artisti.
detenzioni/2012 ha ospitato anche un progetto inedito, “detenzioni 100 opere di arte contemporanea”, realizzato in accordo con la casa circondariale “lorusso e cutugno” e il il centro territoriale permanente (ctp) “croce morelli” di torino.
la popolazione residente all'interno della casa circondariale su ispirazione del direttore e del dirigente didattico del ctp, nell'aprile del 2012 era stata invitata a scrivere degli elaborati alla cui raccolta ha partecipato anche l'istituto professionale plana, presente all'interno dell'istituto. i termini (parole) con cui i detenuti erano stati invitati a confrontarsi, alla luce dell'esperienza condotta, erano poi stati commentati in modo coraggiosamente non convenzionale da una delle dirigenti didattiche, in occasione dell'inaugurazione della mostra.
gli artisti, coordinati dall'associazione interno4, sono stati quindi invitati a leggere e ispirarsi a quegli scritti per la realizzazione delle opere.
www.detenzioni.eu, www.interno4.org sono invece i siti che hanno accompagnato in tempo reale tutte le fasi di questa iniziativa rivelandosi efficaci strumenti di documentazione del progetto. un compito altrimenti non così semplice per via della struttura policentrica dell'iniziativa. già in maggio infatti , in concomitanza con la settimana dedicata alle persone detenute, oltre alla sede di interno4, era possibile visitare tutta una serie mostre quali eventi collaterali dislocati in varie zone della città di torino e non solo. in quell'occasione con la denominazione Articolo17 (ART.17)(1), era anche stata presentata la prima rassegna di “prison photography” in italia.

il convegno che si è svolto il 19 ottobre a palazzo barolo a chiusura della mostra attraverso una molteplicità di interventi ha reso ancora una volta un quadro complesso e variegato delle esperienze compiute all'interno dell'ambiente carcerario. molti degli interventi, oltre ad evidenziare, come apprezzabile comun denominatore, un intento didattico, ne hanno messo in rilievo più sfaccettature: problemi, aspetti, competenze, approcci differenti talvolta inaspettati.
da cesare burdese, architetto esperto in architettura penitenziaria, abbiamo appreso ad esempio quanto questa in molti casi sia ancora il risultato di una aderenza piuttosto supina agli innumerevoli diktat burocratici in atto. e come d'altro canto, alla luce di nuove sensibilità, emergano altre necessità che non possono che presumere un differente approccio sia culturale che progettuale al problema.
un esempio fra tutti, quello dei bambini che, per non essere allontanati dalle madri, trascorrono in carcere alcuni anni della loro vita. una condizione che naturalmente evidenzia la necessità di spazi adeguati. per non parlare delle varie incongruenze legislative legate a queste ed altre situazioni.
parlando di architettura penitenziaria restano comunque aperti molti argomenti. primo fra tutti l'interrogativo se il “recinto” sia ancora il luogo più adatto a scontare una pena (o meglio qualsiasi tipo di pena). mentre in molti casi resta irrisolto il problema della sicurezza di detenuti e personale che si trovano a trascorrere molto del loro tempo in un ambiente caratterizzato da più barriere architettoniche. basti pensare alla difficoltà di evacuazione in caso di incendio o terremoto, alla mancanza di spazi sicuri (cortili etc..) o vie di fuga facilmente raggiungibili in questi frangenti.
da martina corgnati, critica e studiosa di arte contemporanea, è venuta invece una critica puntuale che ha toccato (tra l'altro) anche l'eventualità di un approccio superficiale, se non “di moda”, dell'arte contemporanea all'ambiente carcerario. se infatti il potere evocativo implicito ad un luogo espositivo come un carcere o ex carcere ha un indubbio impatto sul pubblico, questo fatto di per sé, pur apprezzabile, potrebbe non essere sufficiente a garantire della bontà di un lavoro. sono stati quindi affrontati anche argomenti di ordine estetico e qualitativo.
in effetti è lecito chiedersi se un intervento, per il solo fatto di essere socialmente “impegnato”, possa prescindere da un contenuto qualitativamente rilevante e cosa questo possa oggi significare.
quale può essere infatti la perfetta sintesi tra impegno sociale e l'essenza dell'arte che in quanto tale implica di per sé un'interazione incisiva sia scomoda che empatica... (talvolta persino astratta) con l'ambiente... e forse, anche in tal senso, qualitativamente rilevante (“?”)
ma, tornando al convegno, è stata sottolineata anche l'importanza di non cadere in alcune categorie valoriali, spesso gerarchiche, che nella vita di tutti i giorni investono qualsiasi prassi esecutiva. e' stata quindi sottolineata l'importanza del processo oltre che del risultato. la necessità di un'interazione tra le varie fasi realizzative di un progetto che vanno dall'ideazione all'esecuzione pratica… e delle non irrilevanti tensioni o dinamiche che queste innestano in un contesto quale quello carcerario contrassegnato da più limitazioni.

nell'intervento della dottoressa anna angeletti, reggente istituto penitenziario di regina coeli di roma, è stato invece sottoposto il caso limite di persone che, una volta scontata la pena, non vogliono uscire dal carcere. in considerazione del fatto che la vera riabilitazione dovrebbe portare ad un esito opposto, la direttrice avrebbe scorto in questo rifiuto il pericolo di una istituzionalizzazione del detenuto indotta dalla passività stessa della struttura carceraria.
ma, ci si potrebbe anche chiedere, non senza inquietudine, se quel minimo di socialità e servizi offerti gratuitamente in carcere per qualcuno non rappresenti un'alternativa alla totale alienazione esterna(“?!”)
infine come non accennare all'intervento del gruppo radici dell'accademia albertina, al “teatro degli incerti” e all'esperienza gastronomico-fotografica di davide dutto volto alla ricerca di una forma di comunicazione che oltrepassi i limiti linguistici e le categorie in cui arte e prassi sono normalmente confinate... tanto più in questi contesti.

molte dunque le impressioni e riflessioni sollecitate dalle mostre fotografiche, dai progetti, laboratori e opere esposte a palazzo barolo. molti i problemi sollevati.
c'è da sperare che grazie a questo tipo di iniziative i temi inerenti la detenzione oltre ad arricchirsi di più punti di vista, abbiano la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto di quello limitato ai soli addetti ai lavori.

detenzioni è un'iniziativa aperta e trasparente. è possibile approfondire gli argomenti e seguirne tutti gli sviluppi sui seguenti siti:
www.detenzioni.eu
www.internoquattro.org

1- L'Art. 17 dà la possibilità ad un singolo privato o ad una associazione di sottoporre alla Direzione del carcere un progetto che ritiene utile al fine di avvicinare la comunità carceraria alla società “libera”.

sala convegni palazzo barolo
interventi:
anna angeletti (reggente istituto penitenziario regina coeli – roma)
suor ave (museo giulia di barolo)
cesare burdese (architetto, esperto di architettura penitenziaria)
martina corgnati (critica e studiosa di arte contemporanea - titolare del corso di storia dell'arte all'accademia albertina di torino)
corrado cornaglia (coordinatore “un pallone di speranza” cc lorusso e cutugno)
davide dutto (associazione sapori reclusi-fotografo)
nuccia maldera (ctp croce morelli - cc lorusso e cutugno)
claudio montagna (regista teatrale)
anna maria nosotti (presidente associazione culturale interno4)
claudio pieroni (accademia albertina di belle arti di torino – gruppo radici)
angelo toppino (biblioteche civiche torinesi)
claudio sarzotti (presidente antigone piemonte, docente universitario)
mariella sto (regista teatrale)
patrizia zanetti (biblioteche civiche torinesi)
detenzioni.100 ipotesi per un convegno"

vedi anche: http://www.internoquattro.org/carcere_cultura_arte.php?content_id=1116

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